I vicoli di Fez, la Medina
La Medina è una pancia. Se la città di Fez fosse un organismo, la Medina sarebbe l’intestino. Peassando dalla Blu Door come la chiamano loro per semplificarla ai turisti, si ha la sensazione di essere inghiottiti, risucchiati in un mondo affascinante e lontano cinque secoli dal nostro. I vicoli di Fez non sono tranquilli, questo senz’altro è la prima cosa. In tutti i sensi. Per certi versi assomigliano ai carruggi liguri, ma ancora più stretti, più caldi, e più fatti di pietra. A volte sembrano ferite.
Sembrano tagli dentro la città, fessure che portano a una miriade di porte segrete e di sorprese.
Intanto la particolarità della Medina é che é un continuo saliscendi, e successione di curve (e di odori). Dicono che il metodo migliore per visitarla sia perdersi, o meglio abbandonarsi al flusso della corrente, perché fra i vicoli di Fez c’è letteralmente una corrente, un’inerzia da seguire. In alcuni punti i vicoli sono strettissimi e le persone che li attraversano un’enormità, spesso con i carretti o addirittura con gli asini. E poi di colpo si aprono strettoie da infilarcisi come tagli nel muro, che portano alle botteghe, ai laboratori degli artigiani. Ma la cosa più impressionante forse, per chi non c’è mai stato, é vedere i polli sgozzati. Sul momento.
Praticamente allo stesso modo con cui noi andiamo dal macellaio, allo stesso modo, loro dicono: quale? Questo? E via, gli tirano il collo.
E anche la povera gente, ma quella c’è dappertutto, eppure lì tantissimo, sugli scalini delle case. E i bambini a scuola, che giocano nei vicoli, tutto il giorno. Nessuna televisione nelle case, e quando viene buio, viene buio davvero.